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Francesco Rodi nasce a Torre S. Susanna (BR) nel 1954. Ben presto rivela il suo interesse per la pittura ed all'età di tredici anni entra in una Associazione di pittori locali dove apprende la tecnica dei colori ad olio. Frequenta l'Istituto d'Arte di Lecce dove, oltre a studiare le tecniche artistiche, si forma culturalmente. All'età di 16 anni sui trasferisce a Roma dove rimane fino al 1992 e qui studia restauro per quattro anni presso lo studio del maestro Passac. Scopre così gli antichi maestri e ne rimane affascinato ma nello stesso tempo si apre alle tendenze ed ai movimenti che pullulano nella capitale negli anni '70. Nel 1992 si trasferisce a Morlupo (Roma) nella città degli artisti, dove attualmente vive e lavora.
......E ancora: "C'è in Francesco Rodi un amore univoco, senza fratture, fatto di limpido entusiasmo e disposto a rintracciare la sostanza dell'essere attraverso connotazioni di eleganza e di forza. Per questo, ad esempio le sue danzatrici, i suoi paesaggi, i suoi oggetti nudi si caricano e si illuminano di una luce armonica, non debordante che ricorda tanto quella degli artisti della cosiddetta Scuola Romana." E di lui scrive Vincenzo Varone: " ..... ci propone il suo mondo, le sue cose, i suoi paesaggi, le sue danzatrici, le scene paesane tratte da un immaginario lontano. Un ricordo di un mondo contadino meridionale ormai a riposo, vissuto nei vicoli e nelle piazze dei paesi assolati, pieni di storia. Frutta, cesti, volti di uomini, marine, barche, rappresentano con grande umiltà una storia ormai passata. Francesco attraverso queste immagini e questi valori cerca di costruire la sua storia, lontano dalla sua terra, in un paese dove il tempo compone e scompone quadri che a volte non comprendiamo, ci sfuggono, perchè forse non vogliono comunicare niente." E ancora di recente così scrive Roberto Bosco riferendosi alle sue nuove opere: ......"Nei suoi nuovi quadri c'è un'aria diversa e l'esecuzione, anche se mostra continuità con il passato è tesa ormai verso una concentrazione del colore e della figura. L'amenità della sua pennellata si è fatta più energica ed essenziale e cerca di "disegnare" una realtà che vuole coincidere a tutti i costi con l'essenza del suo pensiero che pare aver assunto una particolare forza analitica e speculativa. I richiami letterari sono evidenti e anche quelli filosofici. Per esempio nel "Viaggio" c'è un orologio e il volto di Einstein: la meditazione sul tempo, sullo spazio e sul relativismo non è per nulla casuale. Come per quanto riguarda la "Identità perduta" : l'uomo che si osserva nello specchio non può essere che Moscarda, il protagonista del romanzo pirandelliano"Uno, nessuno e centomila". ........
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