Lo scultore Francesco Marcangeli è nato a Carsoli (AQ) nel 1948.

Autodidatta, le sue opere, posseggono il dono e la capacità di emozionare, esse sembrano chiedere disperatamente ed allo stesso tempo  di affermare qualcosa.

L'esordio giovanile con le realizzazione della statua di San Gabriele Arcangelo lo conduce idealmente al Rinascimento da lui così amato e studiato, ma dopo qualche tempo lo scopriamo attratto da una linea verista che in alcuni bronzi riecheggia certi valori naturalistici e certe indagini caratteriali care a un Vincenzo Gemito. 

A partire dagli anni ottanta si verifica in Marcangeli l'incontro e la felice commistione tra un'eleganza spaziale di tipo barocco e una decisa pulsione espressionistica. I suoi interpreti acquistano una straordinaria libertà di movimenti: la sofferenza e lo strazio si traducono in esplosione motoria.

In tali opere compare talora il rischio di una caduta dal piedistallo, talora di una perdita di equilibrio perché le figure maschili, ignude e scavate nervosamente nel bronzo, si librano in punta di piedi su una base di pietra e conducono nel cielo aerei frammenti informali come per una allegoria di fuga o di ricerca d'aiuto.

Altre importanti conferme sulle capacità, sulla creatività  e sulla genialità di Marcangelì ci giungono dal marmo di Carrara che egli ha sempre affrontato con l'intenzione di estrarne quella forma compiuta che esiste già nel blocco prima dell'intervento dello scalpello.

Ha partecipato a numerose manifestazioni d'arte personali e collettive, riscuotendo consensi sempre maggiori di critica e di pubblico.